Primo vero tentativo di lettura di tre giornali cartacei da parte di un ventiduenne interessato all’attualità, all’etica e alla filosofia. Fino ad ora i miei canali di informazione preferiti sono stati Youtube (estratti e confronti dalla durata massima di mezz’ora), podcast vari ed eventuali, trasmissioni radiofoniche classiche. Ma diamo una chance ai quotidiani.
Per la lettura di questi tre giornali ho impiegato meno di un’ora, considerando che della stragrande maggioranza ho scelto di non dedicare tempo al contenuto limitandomi ad osservare il titolo. Perché anche questa è fruizione di un contenuto. I titoli non debbono essere obbligatoriamente accattivanti e acchiappa-letture, e non tutti gli articoli vanno letti. Al contrario dei canali a cui sono abituato, ho il lusso di poter fare cherry-picking e scegliere personalmente le migliori ciliegie.
Oltre ad aver pagato trovo molte più pubblicità di quelle a cui sono abituato (in ambito digitale, solitamente, se il contenuto è gratuito il creator inserisce link affiliati e molta pubblicità per sostenersi, ma in caso di canali a pagamento la pubblicità è quasi assente).
Parto con il Corriere Della Sera. Carter (non so chi sia), Renzi (da PD a Italia Viva), Ignazio La Russa (seconda carica dello stato con il busto di Benito Mussolini), Trump e Putin, disastro aereo.
Mi segno sull’agenda di andare a comprare in edicola il corso “Istruzioni per l’uso della lingua” della scuola Holden, e leggo Alessandro D’Avenia, “Esame di riconoscenza”, evidentemente la sua rubrica del lunedì si intitola “Ultimo banco”.
Penso questo sia uno di quegli articoli per cui questo euro e cinquanta è ben speso: avrei potuto leggere o ascoltare dell’incidente aereo o del turista italiano attaccato da uno squalo in Egitto da qualsiasi parte, in TV, su TikTok, su Instagram, su Threads, su Facebook, alla radio, su una delle mille piattaforme di podcast, su un qualsiasi canale Youtube. Ma questo lo avrei trovato solo qui.
Cecilia Sala è in carcere, cerco su Google chi sia: una giornalista.
Non so chi sia e cosa abbia fatto l’ingegnere arrestato che dovrebbe essere estradato negli Stati Uniti. Cercando “Khamenei” vengono fuori le immagini di un uomo con una lunga barba bianca, è la guida suprema dell’Iran, Teheran ne è la capitale. La giornalista è stata arrestata senza accuse, è solo una moneta di scambio.
Una pagina intera dedicata ad una pubblicità di Gucci, seguita da approfondimenti e interviste ad attivisti arrestati a cui viene data solo una coperta.
Magari sono l’unico ignorante, ma non capisco il senso di pagare lo spazio per una pubblicità con scritta “ISPI” bianca su sfondo azzurro, un link ad un sito web (ispionline.it) e delle foto ritagliate di politici e capi di stato durante delle conferenze o eventi pubblici sul cui sfondo appare sempre la scritta ISPI. Quanti soldi guadagna il manager che ha approvato, quanti?
Russia, missili, Trump, guerra fredda. Non riesco ad interessarmi alla questione. Guardo i grafici, mi faccio un’idea dell’avanzamento e del territorio recuperato, ascolto i confronti tra chi vuole si continui ad inviare armi all’Ucraina e chi teme una guerra senza fine, ma di tutte le tipologie di missili, del raggio degli stessi, delle dichiarazioni degli ambasciatori russi non riesco a leggere più di dieci parole senza sentire il desiderio di prendere il telefono in mano. Forse sono un tossicodipendente.
Ancora Putin, ancora Carter, pubblicità chic di un prosecco, La Russa che si giustifica sempre nello stesso modo riguardo quel famoso busto ma nessuno che gli chiede di dichiararsi antifascista.
Emanuela Fanelli smonta le credenze sugli squali e risponde alle domande in maniera intelligente: questo è fare informazione, quella vera. E’ più probabile morire per un morso di una zanzara, lo shark feeding è una pratica errata del turismo di massa che abitua gli squali ad associare l’uomo al cibo, che un po’ con il cambiamento climatico ce le cerchiamo e che è necessario vivere con loro.
Finalmente arriva pagina 29, dove continua il pezzo di Alessandro D’Avenia. Irriconoscenza è infelicità, paura di vivere e paura di morire, impotenza e fuga dalla realtà.
“Basterebbe fare ogni sera un minuto di «esame di riconoscenza»: qual è stata la cosa bella di oggi?” –> Sfrutterò questo punto come buon proposito per l’anno a venire.
Salto a piè pari l’oroscopo di Paolo Fox e leggo molto volentieri il trafiletto di Cristina Dell’Acqua di cui mi ha incuriosito il titolo: “LE PAROLE FANNO LA DIFFERENZA. IMPARIAMO A USARLE“.
Giancristiano Desiderio parla del digitale che cambia la guerra (“è l’epoca della «mobile war»”) citando il conflitto israelo-palestinese e la situazione in Ucraina. E’ però riduttivo analizzare la rivoluzione del digitale nei combattimenti senza fare riferimento a quello che sarà il ruolo delle intelligenze artificiali, la sicurezza dei dati, il controllo dell’informazione, la collaborazione delle piattaforme con gli enti governativi. Non parliamo solo di cercapersone o walkie-talkie, nemmeno dell’aiuto di Musk all’Ucraina, ma del fatto che proprio quel Musk tra qualche anno disporrà di un’infrastruttura completa ed indipendente da mettere a disposizione del più ricco, del più potente, del più simpatico, e non di certo del più buono, pacifista e democratico.
Come prima pubblicità riuscita c’è quella di Fiera Milano, “Siamo dove nasce il futuro”.
So che Il Sole 24 Ore parla principalmente di economia e finanza. Ma è un giornale vecchio. E’ vecchio nella grafica, sono vecchie le foto di bracci meccanici, sale riunioni, penne su fogli di carta, ricercatrici con maschere trasparenti davanti a grafici a torta. Di certo io non sono un lettore in target, sono anagraficamente giovane e mi occupo di altre tematiche, ma alcuni di questi argomenti mi interessano, e che per un lettore come me non ci sia nulla che merita il tempo di essere letto mi preoccupa. Mi chiedo se è un problema mio, che non mi informo a sufficienza, o se sia un problema di questi giornali di settore, che dovrebbero consentire un libero accesso a tutti, fornendo approfondimenti o spiegazioni di base per chi tenti di avvicinarsi, e non solo a chi si occupa verticalmente di finanza o economia.
Sulla Repubblica si parla sempre di turisti italiani in Egitto e di Cecilia Sala (avrei omesso il nome di battesimo ma qualcuno avrebbe potuto pensare a Beppe), una versione addirittura peggiore della pubblicità dell’ISPI. Anche qui sono presenti delle domande rivolte ad un ricercatore, Fabrizio Serena, riguardo la pericolosità degli squali e i rischi del Mar Rosso, a cui risponde dicendo che “uno squalo attacca l’uomo perché ha fame” aumentando quel panico che invece Fanelli tentava di ridurre. Le domande, in questo caso, sono sicuramente meno intelligenti.
Non è una rassegna stampa. Era una scusa per costringermi a leggere tre giornali. Rimango deluso, di tutto il tempo dedicato a questa attività, ho trovato un solo articolo ben scritto e un bell’approfondimento. Nella mia ciotola trovo solo una ciliegia, del mio colore preferito, dalla forma perfetta, il sapore dolce che esplode in bocca: niente a che fare con la confezione già pesata e avvolta nel cellophane che avrei trovato al supermercato. Ma rimango pur sempre con una sola ciliegia.